Prestiti dipendenti pubblici e statali: tassi bassi non sempre accessibili

Prestiti per dipendenti pubblici e statali

La categoria dei dipendenti pubblici e di quelli statali può accedere a forme agevolate di finanziamenti, grazie a quelli messi a disposizione dall’Inpdap (ora Inps ex gestione Inpdap). Tuttavia non è sufficiente avere lo status di avere un contratto di pubblico impiego, ma è richiesto anche un altro requisito ovvero l’iscrizione nel fondo della “Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali”, che non è un atto obbligatorio ma facoltativo visto che con la registrazione si accetta di versare un piccolo contributo periodicamente al fondo stesso.

Per evitare che l’iscrizione al fondo venga fatta solo per poter accedere ai prestiti agevolati quando se ne ha la necessità è previsto anche un periodo minimo di anzianità da maturarsi antecedentemente alla richiesta (che può essere di 2 o di 4 anni, con alcune eccezioni per categorie particolari).

Quali tipologie di finanziamento agevolato si possono ottenere?

Nell’ipotesi in cui si fosse in possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi richiesti dai prestiti Inps ex Inpdap, accedendo direttamente alle forme agevolate di finanziamento si possono ottenere 3 possibili tipologie di prestito:

  • il piccolo prestito (pensato per le emergenze);

  • il prestito pluriennale diretto (quinto dello stipendio o della pensione);

  • il prestito pluriennale garantito (funziona come un fondo di garanzia).

A questi tre si aggiungono anche le cessioni del quinto dello stipendio o della pensione che possono essere richiesti alle banche con le quali l’Inps può aver anche stipulato accordi e convenzioni.

Convengono più quelli Inpdap o quelli in convenzione?

Fino a un anno fa circa, per rispondere a questa domanda si doveva partire dal presupposto che sfruttando un funzionamento esterno alle logiche del mercato, automaticamente le condizioni economiche sarebbero state senza alcun dubbio migliori. Oggi, con lo sviluppo di un tool di simulazione, si ha la possibilità di fare delle proiezioni sulle condizioni che si potrebbero avere scegliendo una determinata durata e un determinato importo.

Sulla base di queste simulazioni quindi si può a grandi linee affermare che la differenza principale sta in un tasso leggermente più alto rispetto a quello diretto, ma allo stesso tempo non si va incontro alle limitazioni dei requisiti soggettivi (almeno 4 anni di iscrizione alla Gestione unitaria) e di disponibilità delle somme stanziate dalla direzione stessa (con il funzionamento del sistema del budget annuo), oltre che per i documenti giustificativi che permettono di ottenere la somma richiesta ad esempio matrimonio, acquisto auto, nascita di un figlio, ecc). Quindi se sia opportuno spendere di più ma godere di maggiore libertà, spetta semplicemente al richiedente.

Il piccolo prestito

Come si comprende dal nome, si tratta di un tipo di finanziamento che mette a disposizione delle cifre modeste, ed infatti si tratta di somme non elevate che possono andare da un minimo di un importo pari a una mensilità per i rimborsi in 12 mesi, a due mensilità per quelli a 24 mesi, tre mensilità se il rimborso è a 36 mesi e 4 mensilità se è a 48 mesi. Il legame tra somma ottenibile e durata di rimborso si ha anche per le ipotesi di rinnovo, che potranno essere fatti per una durata pari alla metà della soluzione scelta in precedenza (sei mesi per un anno, 12 mesi per 24 mesi, 18 mesi per 36 mesi e 24 mesi per i 48 mensilità).

Per i pensionati c’è in più il limite della rata che non può superare la “quota cedibile” fissata a un quinto della pensione netta. Il tasso di interesse è del 4,25% e si ottiene il finanziamento se oltre al possesso dei requisiti soggettivi, la domanda rientra anche nella disponibilità della somma stanziata. Tuttavia si tratta di prestiti personali puri per cui non c’è la necessità di possedere dei requisiti oggettivi, o di giustificare l’impiego che verrà fatto del denaro concesso. La domanda andrà fatta con gli appositi moduli, e inoltrata prevalentemente usando il servizio telematico.

Il prestito pluriennale diretto

Come già accennato, non tutti i dipendenti pubblici possono richiederli, ma bisogna aver aderito e versato il proprio contributo nella Gestione unitaria da almeno 4 anni, ed avere un contratto a tempo indeterminato, o in alternativa, se in possesso del contratto a tempo determinato, bisogna avere un piano di rimborso che coincide al massimo con la conclusione del contratto ed il Tfr deve essere dato in garanzia.

Per il resto funziona come una tipica cessione del quinto, con piano rateale da 60 o da 120 mensilità, e rapporto rata reddito pari al massimo a un quinto. Il tasso di interesse è 3,50%. Nella sostanza però bisognerà anche fare la richiesta in funzione di specifici eventi, o al verificarsi di determinate situazioni, che a loro volta detteranno la somma massima che può essere ottenuta. Quindi è evidente che se da una parte i tassi sono indubbiamente buoni, le limitazioni che li caratterizza potrebbero renderli di fatto difficilmente ottenibili. La domanda dovrà essere fatta rivolgendosi alle proprie amministrazioni usando il modulo apposito.

Il prestito pluriennale garantito

Anche in questo caso sono richiesti dei requisiti minimi che sono l’essere ancora in servizio e aver raggiunto un’ anzianità di almeno 4 anni (per alcune categorie come i mutilati e gli invalidi di guerra o le medaglie al valor militare l’anzianità si riduce alla metà, ovvero solo a 2 anni). Il fondo non eroga direttamente il prestito, ma funziona da “garante” ed eventualmente rimborsa gli istituti di credito del finanziamento nel caso in cui si verifichino le seguenti ipotesi:

  • morte del richiedente;

  • perdita di una parte della capacità di rimborso;

  • termine del servizio senza aver maturato il diritto alla pensione.

Oltre agli interessi passivi applicati dalla banca erogatrice (ogni banca decide in libertà, per cui le banche convenzionate non offrono lo stesso tasso), viene applicata anche una percentuale pari a 1,5% per rimborsi fino a 5 anni e 3% per quelli fino a 10 anni, come indennità di insolvenza. Vista la particolarità dell’intervento del Fondo Inpdap come garante e di un istituto di credito come banca erogante, l’iter prevede che l’amministrazione comunichi con la banca scelta dal richiedente, per mettere a disposizione tutta la documentazione necessaria. Al richiedente non rimane che: chiedere un preventivo alla banca; inviare la richiesta su apposito modulo alla propria amministrazione.

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