Prestito obbligazionario: a chi conviene davvero?

Prestiti obbligazionari: tra rischi e convenienza

Gli investitori e i risparmiatori sono spesso portati alla sottoscrizione di obbligazioni, rispetto a quelle di quote dei fondi comuni di investimento o delle azioni, perché ritenute più sicure. Tuttavia, come dimostrato dalle banche a rischio in Italia (che hanno evitato il fallimento grazie al sacrificio del risparmio di obbligazionisti ed azionisti), e dalle voci funeste su “bond” non rimborsati (come nel caso di quelli argentini), il prestito obbligazionario, ovvero le obbligazioni, al di là della convenienza palesata dal tasso o dalla quotazione, può tramutarsi in una pessima scelta (vedi anche Finanziamenti a fondo perduto).

Come funzionano i prestiti obbligazionari?

Le società per azioni (comprese ad esempio le sapa) possono deliberare l’emissione del prestito obbligazionario, che deve essere approvato entro un certo limite (che deve prendere in considerazione il capitale sociale e le riserve disponibili e libere, ma raddoppiandone complessivamente l’importo).

Quindi per il sottoscrittore finale è un investimento ma per la società emittente (come ad esempio una banca o una società come Telecom, Eni, ecc) è un prestito che va rimborsato, compresi gli interessi “promessi. Il primo alla scadenza, mentre questi ultimi secondo quanto pattuito al momento dell’approvazione. Le società Srl possono invece emettere un prestito obbligazionario solo se è stato specificatamente previsto nel loro statuto.

Perché viene scelto al posto di quello bancario?

I prestiti obbligazionari (che possono essere di vario tipo, come ad esempio quello subordinato, convertibile, ecc) vengono preferiti quando risulta la scelta meno onerosa per sostenere progetti di investimento o di impegno di una società nel medio e lungo periodo.

Spesso però le banche e le società emettono obbligazioni (se sono straniere normalmente vengono definite bond) anche quando stanno emergendo delle criticità che vengono coperte nell’immediato con questo tipo di finanziamento “proprio”, in attesa che nel tempo si superino quelle stesse difficoltà (pratica considerata non corretta e che al verificarsi di alcune situazioni può portare anche a delle sanzioni alla società emittente).

Tuttavia a questi si aggiungono anche vantaggi di natura fiscale, che spingono le società “sane”, che non avrebbero bisogno di accedervi, a sfruttarlo ugualmente.

Quali aspetti considerare?

Per la società emittente, ci sono solo gli obblighi previsti dalla legge (vedi anche Fideiussione bancaria), che non sono particolarmente complessi o stringenti. Per gli investitori rimane il consiglio di fare attenzione al rating ed alla duration, che incide sulle possibilità di liquidabilità delle obbligazioni stesse.

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