Direct lending: significato, funzionamento ed esempi

Guida al Direct lending: cos’è e come funziona

In Italia abbiamo visto diventare di uso comune termini anglosassoni come social lending, equity o crowdfunding lending. Da qualche tempo ha preso piede anche il termine direct lending, che ha una definizione più specifica e restrittiva rispetto alle altre forme di lending che si trovano in giro. Cerchiamo insieme di capire di cosa si tratta.

Cos’è?

Tutto ciò che include il termine inglese lending riguarda una qualche forma di prestito. Nel caso del social lending si parla di una forma di prestito tra privati, rivolto quindi alla clientela retail. Invece con il crowdfunding lending gli investitori e i beneficiari possono essere tanto le aziende che i privati. Passando al direct lending i soggetti coinvolti sono solo le aziende, sia il prestatore che il beneficiario, rappresentando in sostanza una modalità di finanziamento che l’azienda A ottiene direttamente dall’azienda B.

direct lending

Quindi quello che hanno in comune tutte queste forme è la possibilità aggiuntiva che si ha nel reperire finanziamenti, non dovendo contare solo sul sistema bancario. Detto questo le differenze tra le varie alternative sono molte e riguardano non solo i soggetti coinvolti, come già evidenziato, ma anche le modalità di ‘raccolta’ (come nel crowdfunding) o la richiesta del tipo di prestito di cui si ha bisogno.

Ritornando al direct lending dobbiamo subito evidenziare come in Italia rappresenti una possibilità tutto sommato recente (resa possibile con il Decreto Legge nr 18 del 2016), anche in confronto con altre forme di social lending che si erano già presentate nei primi anni del 2000. Ricordiamo inoltre che queste forme alternative di finanziamento si sono diffuse soprattutto con l’imporsi della crisi economica mondiale (e le difficoltà di vari gruppi bancari) e che anche nel crowdfunding ci sono società che gestiscono piattaforme dedicate da circa un decennio.

Come funziona?

Rispetto alle altre forme di lending i finanziamenti vengono concessi con dei fondi che possono essere sia italiani che europei. Per accedere ai finanziamenti bisogna quindi fare una domanda e attendere l’esito della valutazione. I tempi sono variabili e la procedura di valutazione è simile a quella che viene adottata dalle banche, per avere un criterio omogeneo di fronte a domande da parte di aziende diverse.

Le modalità di accesso alle richieste (tipologia di domande e canali da sfruttare) dipendono dal fondo al quale ci si sta rivolgendo. In quest’ottica ci si deve informare in maniera mirata solo quando è stato individuato il destinatario delle nostre richieste e lo stesso discorso vale per la documentazione da presentare ed i tempi di valutazione e risposta.

Da un punto di vista formale ci sono fondi che erogano finanziamenti esclusivamente in base alla valutazione dei progetti o necessità, mentre altri puntano all’anticipo sui crediti vantati dall’azienda richiedente.

Alla domanda occorrerà allegare tutta la documentazione che sarà richiesta (patrimoniale e di esercizio, ma si possono aggiungere anche altri documenti se ritenuti necessari) e che servirà agli esperti per dare un punteggio sia alla solidità del richiedente che alla validità del progetto che si intende finanziare (o al tipo di esigenza che impone la richiesta del finanziamento). A questi aspetti si aggiungono anche ulteriori info da fornire, come ad esempio la governance della società e le prospettive di crescita.

Se il prestito viene concesso si stipula un contratto che stabilisce tutte le condizioni (sia economiche che di rimborso) che andranno rispettate per tutta la durata del piano di ammortamento. Ricordiamo infatti che non si tratta di prestiti a fondo perduto.

Quanto sono sicuri?

Il direct lending prevede strette forme di controllo alle società che gestiscono questi fondi e che si occupano della valutazione delle richieste. In Italia se ne occupano la Consob e la Banca d’Italia. Quest’ultima è anche quella che entro 60 giorni dalla richiesta deve decidere se concedere o meno l’autorizzazione a procedere con il prestito richiesto.

logo consob

Esempi

I fondi che in Italia prevedono l’erogazione di prestiti sono al momento ancora pochi. Facciamo comunque alcuni esempi al 20 settembre 2020:

  • Fondo Colombo che è stato creato da ART sgr, Azimut Holding e dalla GC Holding. La dotazione complessiva prevista è di 100 milioni di euro;
  • il fondo di 200 milioni gestito dalla società francese Lendix, che ha autorizzazioni per svolgere attività anche in Italia e Spagna.

Alla stessa data, come fondi specializzati nell’acquisto di crediti commerciali troviamo:

  • la Factor@work, che acquista direttamente i crediti commerciali sulle piattaforme, divenendo la controparte, per poi cederli a investitori istituzionali;
  • la Workinvoice, che svolge il ruolo da intermediario tra le imprese che vogliono cedere il credito e gli investitori;
  • Credimi, che gestisce il tutto sempre tramite l’accesso ad una piattaforma, ma che offre entrambe le possibilità, ovvero sia la funzione da intermediario che quella dell’acquisto diretto di fatture. Questa società, tramite cartolarizzazione, crea in seguito prodotti derivati che offre a gruppi di investitori istituzionali.